RECENSIONE A CURA DI ROSA ELENIA STRAVATO
Esiste una linea sottile che separa la routine dalla consuetudine, questa linea è la nostra ordinaria spiegazione razionale ai mille dubbi e perplessità che ci governano. Babbaù è l’imprevisto, la genialità, la semplicità dello stupore.
Raccontare la paura è possibile? Che strada bisogna seguire per non inciampare nei luoghi comuni e negli anfratti popolati dalle convenzioni?
Questo racconto è la chiave di lettura di un macro tema che, troppo spesso, ha rischiato di essere appiattito e usurpato dalle “storiuncole”. Che la paura sia un’emozione comune nella storia della vita umana è un dato di fatto ma vederne il colore, il meccanismo, le pecche… è un lavoro per esperti osservatori. Questi esperti son proprio i bambini!
Il termine paura viene utilizzato per esprimere sia una emozione attuale che una emozione prevista nel futuro, oppure una condizione pervasiva ed imprevista, o un semplice stato di preoccupazione e di incertezza. Un qualcosa, si direbbe, troppo difficile per essere spiegata ai più piccini, no?
Babbaù è la somma delle risposte che, ogni adulto e ogni bimbo, dovrebbe imparare a darsi. Un racconto che si compiace dei vuoti che assillano, che hanno paura dei riflessi e delle inclinazioni non ordinarie che vanta la colorita firma di Giorgio Volpe e le incantevoli illustrazioni di Paolo Proietti.
Le paure sono più frequenti durante l’infanzia, giacché il bambino si trova a vivere in un mondo che ancora non conosce ed allora, questo testo, si rende necessario. Necessario perché capace di raccontare quello che si nasconde sotto quel “friccicore” e stimola la conoscenza. Si, perché conoscere diventa l’imperativo categorico da darsi per non ricadere nei loop ai quali ci si lascia, troppo spesso, cullare.
Ironico, incalzante, imprevedibile: la storia del simpatico mostriciattolo Babbaù è la somma delle spiegazioni che gli adulti non riescono a dare ai più piccini; è la rottura del silenzio, del consueto “lascia stare, sono cose da grandi”.
Una bella storia che ha cara la pedagogia infantile nei dettagli che rendono accattivante, anche, la banale normalità: un racconto che restituisce la consapevolezza della crescita nello stupore di uno sguardo docile e incantato.
Vi sembrerà d’attraversare un fiume in piena di atti di coraggio. Quegli atti che portano il fanciullo ad avanzare nella foresta delle infelici sensazioni, delle ombre e dei mostri che popolano le notti da panico.
L’intraprendente Tommaso svelerà come sconfiggere la paura, dialogherà con essa e le sue mille contraddizioni insegnando ad andare oltre a ciò che sembra e che potrebbe essere… Perché se avere paura può essere una costante, affrontarla diventa un salto necessario per possedersi pienamente.
La brillantezza della lingua, l’eleganza della veste grafica e le illustrazioni che hanno una voce propria rendono il testo un perfetto strumento di crescita, scoperta. Uno strumento piacevole e capace d’essere indirizzato a piccolissimi ma anche ad adulti con poca fantasia. Perché, in fondo, quando si è grandi ci si dimentica d’esser stati piccoli ed è più semplice scadere nella convenzione piuttosto che colorare la vita con la fantasia.
la lezione di Cohelo è espressa a chiare lettere in ogni sua parte ed è la forza di questa narrazione che si compiace delle imperfezioni e delle pecche della crescita per far tornare a quella “consapevolezza” raccontata dagli autori come Esopo o Fedro.
“Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto:
1. A essere contento senza motivo.
2. A essere sempre occupato con qualche cosa.
3. A pretendere con ogni sua forza quello che desidera.”
Questo racconto, edito da Pane e Sale, è il giusto modo per pendersi cura: insegna a non appiattirsi, a non accontentarsi e a saltare verso le cose che potrebbero non essere così temibili come pensiamo. Un testo consigliassimo e capace di far innamorare, alfabetizzando, i più piccoli al magnifico mondo della letteratura.
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