Enrico Brizzi cerca la soluzione del caso Fellini su Corriere Romagna
13 Gennaio 2021

Enrico Brizzi cerca la soluzione del caso Fellini

Il suo Jack Frusciante è uscito e rientrato nel gruppo ormai da tanto tempo (era il 1994 quando venne pubblicato il suo primo romanzo). Invece il suo autore, Enrico Brizzi (Bologna, 1974), è entrato stabilmente nel novero dei pochi scrittori italiani che – a ogni nuova uscita – sono capaci di attirare il lettore, il quale non riesce a non mettersi sulle loro tracce e a divorare il loro romanzo.

 

È così anche per Il caso Fellini (novembre 2020, Edizioni Theoria), ultimo giallo del bolognese, classe 1974, e secondo capitolo di una trilogia aperta nel 2019 da “Gli amici di un vita” in cui si raccontava della morte misteriosa di un celebre chef alla vigilia della festa di “Al mèni” (con le mani, in romagnolo), in una Rimini sorprendente, umana e feroce al tempo stesso. Giallo che introduceva la protagonista di tutti e tre i romanzi, l’ispettrice Eva Bauer.

Un’idea, questa dei gialli ambientati a Rimini con protagonista una poliziotta donna, condivisa per una strana coincidenza temporale con Gino Vignali (una delle due «formiche che si incazzano», autori di tante battute in tv e su carta – l’altro è Michele Mozzati), milanese ma ormai riminese d’adozione come Brizzi, il quale ha scelto anche lui la riviera per i suoi risvolti noir, indagati dalla vice questora Costanza Confalonieri Bonnet. E poiché sono tutti romanzi decisamente televisivi, aspettiamoci presto due serie tv.

Tornando a Il caso Fellini, Brizzi mette in piedi una trama che parte da uno dei luoghi felliniani per eccellenza, il cinema Fulgor di Rimini, dove una donna muore in circostanze sospette, avvelenata da un gas usato dalle spie russe, il Noivichock. E la mente non può non andare alla tristemente famosa strage al teatro Dubrovka di Mosca, messa in atto dai separatisti ceceni nel 2002, che fece ben 130 morti, grazie proprio a un potente gas letale usato dai terroristi.

Sapranno gli agenti del piccolo commissariato Marina di Rimini, risolvere il giallo – un possibile regolamento di conti tra potenze straniere – sfidati come sono a farlo da un misterioso personaggio?

 

«Di nuovo quell’odore, acuto e inquietante. Perché non era mai capace di staccare, dimenticare il suo mestiere, smettere di preoccuparsi ogni volta che qualcosa non le sembrava a posto?», si legge riferito a Eva Bauer. Con i suoi agenti, che sono gli stessi del primo romanzo, per dipanare la matassa Bauer dovrà compiere un viaggio all’interno del mondo felliniano. L’assassino infatti cita le pellicole del regista riminese e addirittura usa la formula magica “Asa nisi masa” che il maestro del cinema aveva inventato per il suo .

Brizzi e Vignali hanno entrambi casa a Rimini e qui spesso svernano dalle loro gelide Milano e Bologna, innamorati come sono delle atmosfere livide e nebbiose dell’inverno sulla riviera. Il bolognese dice di essersi ispirato a Simenon, ma anche a un altro giallista emiliano-romagnolo come Carlo Lucarelli. E ha impegnato bene i suoi lockdown 2020, scrivendo un libro piacevole e avvincente. Ma il sogno, per uno “psicoatleta” come lui (associazione fondata nel 2004), è quello – dopo aver seguito le tracce di Fellini – di rimettersi in cammino per i sentieri d’Europa, dopo aver raccontato la via Francigena e altri cammini naturalistici in Italia, protagonisti di molte sue pagine.

Del resto, oggi per uno scrittore è più che mai fondamentale “muoversi”. Chi resta fermo, rischia di essere… “eliminato” dai lettori.

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